La Commissione Europea ha richiamato ieri ufficialmente l’Italia sui ritardi accumulati nella realizzazione dei target del PNRR, con particolare riferimento alle infrastrutture digitali, alla riforma della giustizia e ai progetti scolastici.
Il richiamo è stato inviato il 12 novembre 2025, dopo una valutazione tecnica che ha evidenziato “rallentamenti significativi” nell’ultimo trimestre.
Secondo Bruxelles, il nostro Paese deve completare “almeno il 92% degli obiettivi entro fine dicembre” per evitare la sospensione dell’erogazione della tranche da 7,6 miliardi prevista per marzo 2026.
Il Ministro per gli Affari Europei ha risposto dichiarando che “l’Italia è pienamente in grado di rispettare le scadenze”.
Tra le criticità principali individuate dalla Commissione:
- ritardi nella banda ultralarga rurale,
- lentezza nella riforma del processo civile,
- rallentamenti nella costruzione di asili nido pubblici.
Il Governo ha annunciato un piano accelerato che prevede 1.200 nuove assunzioni tecniche e una redistribuzione dei fondi per i progetti a rischio.
Le opposizioni hanno accusato la maggioranza di “gestione caotica del PNRR”.
Secondo l’Istituto Bruno Leoni, “il problema non è il denaro ma la capacità amministrativa”, mentre Confindustria chiede un intervento urgente per evitare che alcune aziende coinvolte nei progetti restino senza liquidità.
Il tema sarà affrontato nel Consiglio dei Ministri di venerdì.
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