È stata la più grande manifestazione dall’inizio del conflitto. Centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv e in altre città per chiedere le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu e lo stop immediato all’offensiva su Gaza.
Le proteste arrivano all’indomani di nuovi bombardamenti che hanno fatto oltre 75 vittime, aggravando una situazione umanitaria già disperata. L’ONU ha parlato di carestia conclamata nella Striscia, mentre l’opinione pubblica israeliana appare sempre più spaccata.
“Questa non è sicurezza, è disperazione”, urlavano i manifestanti bloccando le principali arterie della capitale economica. Netanyahu, dal canto suo, ha escluso qualsiasi tregua: “L’operazione continua fino alla sconfitta di Hamas”.
Ma il fronte interno si sgretola e cresce l’isolamento internazionale. Per Israele la guerra rischia di trasformarsi non solo in un dramma umanitario, ma in una crisi politica senza precedenti.