È stata smantellata ieri, 12 novembre 2025, una vasta organizzazione criminale con base a Roma, specializzata nella produzione e vendita di falsi permessi di soggiorno destinati a migranti irregolari provenienti da Tunisia, Bangladesh, Pakistan e Afghanistan.
L’operazione, denominata “Atlas”, è stata guidata dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione con il supporto del Servizio Centrale Anticrimine e delle questure di Roma, Latina e Frosinone.
L’indagine, durata oltre un anno, ha portato a 27 arresti, tra cui tre dipendenti di patronati compiacenti e un ex funzionario amministrativo che avrebbe agevolato pratiche indirizzate a uffici della Prefettura.
Gli investigatori hanno rinvenuto migliaia di documenti falsi, timbri contraffatti, moduli prestampati e schede anagrafiche con identità inventate o rubate.
Il sistema era collaudato: i migranti irregolari, arrivati soprattutto via mare o attraverso la rotta balcanica, venivano contattati da mediatori che offrivano “pacchetti” di documenti falsi, comprensivi di permesso di soggiorno, residenza fittizia e contratto di lavoro finto.
Il prezzo variava dai 2.000 ai 6.000 euro a seconda dell’urgenza e del tipo di documento richiesto.
Gli inquirenti ritengono che l’organizzazione avesse base a Torpignattara e San Lorenzo, aree in cui i falsari avevano affittato appartamenti intestati a prestanome per evitare controlli.
La rete sfruttava stampanti professionali a pressione, identiche a quelle utilizzate da alcuni uffici pubblici, e un archivio informatico criptato nel quale venivano memorizzate le identità finte.
A far scattare l’indagine è stato il ritrovamento, durante un controllo casuale in un internet point della Capitale, di un file con autenticazioni digitali alterate.
Gli investigatori hanno poi ricostruito contatti con Londra, Marsiglia e Rotterdam, città dove altri gruppi criminali gestivano documenti simili.
Secondo la Polizia, l’organizzazione avrebbe fornito oltre 800 permessi falsi negli ultimi due anni.
Molti acquirenti utilizzavano i documenti per farsi assumere in lavori informali, altri li usavano per viaggiare in altri paesi europei.
Il capo dell’organizzazione sarebbe un cittadino italiano di 41 anni con precedenti per truffa, aiutato da un gruppo di sei programmatori informatici provenienti da Pakistan e Bangladesh.
Il gruppo aveva persino realizzato un sistema di “verifica” digitale che simulava la consultazione delle banche dati del Ministero dell’Interno, così da convincere i clienti dell’autenticità dei documenti.
Il prefetto di Roma ha definito l’operazione “un colpo importantissimo contro una rete che lucrava sulla fragilità di persone vulnerabili”.
Il ministro dell’Interno ha annunciato l’intenzione di proporre un rafforzamento delle misure di controllo sui patronati e sulle piattaforme di gestione documentale.
Le indagini continueranno per individuare eventuali complici all’estero e per verificare se vi siano connessioni con il traffico di esseri umani attivo in Libia e nel Mar Egeo.
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