I lavoratori del porto di Genova, membri dell’Unione Sindacale di Base (USB), hanno pronunciato un impegno radicale: se la Global Sumud Flotilla — missione civile per portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza — dovesse subire qualunque interruzione o se i contatti con i battelli venissero interrotti per più di 20 minuti, fermeranno ogni spedizione via mare diretta verso Israele, indipendentemente dal contenuto.
Questi portuali rappresentano un punto nevralgico della logistica europea: il loro intervento minaccia seri blocchi nei traffici internazionali. Ogni anno dalla Liguria transitano tra le 13.000 e le 14.000 container diretti verso lo Stato israeliano, secondo quanto dichiarato in un video diffuso dalla stessa USB.
Questa campagna dei portuali unisce pratiche sindacali e impegno civile contro la guerra. USB richiama la Legge 146/1990, che esclude le operazioni di guerra dai servizi essenziali, legittimando lo sciopero come strumento di tutela della sicurezza collettiva e dell’ordine costituzionale.
Non si tratta solo di obiezione, ma di un progetto organizzato contro la trasformazione dei porti civili in hub bellici e della complicità dello Stato italiano in operazioni militari estere.