Si è appena conclusa la consultazione referendaria abrogativa dell’8 e 9 giugno 2025, che ha visto gli italiani chiamati a esprimersi su cinque quesiti riguardanti la disciplina del lavoro e la cittadinanza. Nonostante l'esito favorevole dei "Sì" su tutti i quesiti, l'affluenza alle urne si è fermata al 30,6%, ben al di sotto del quorum del 50%+1 degli aventi diritto, rendendo la consultazione non valida ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione.
I cinque quesiti e l'esito del voto
Reintegro licenziamenti illegittimi: Il 65,5% degli elettori si è espresso a favore del reintegro automatico dei lavoratori licenziati senza giusta causa, mentre il 34,5% ha votato contro.
Licenziamenti e limite indennità: Il 65,5% ha sostenuto l'abolizione del limite massimo di indennità per licenziamenti illegittimi, mentre il 34,5% ha votato per mantenerlo.
Tutela contratti a termine: Il 65,5% ha approvato l'introduzione di maggiori tutele per i lavoratori con contratti a termine, mentre il 34,5% si è opposto.
Responsabilità infortuni sul lavoro: Il 65,5% ha votato per estendere la responsabilità degli appaltatori in caso di infortuni sul lavoro, mentre il 34,5% ha votato contro.
Cittadinanza italiana: Il 65,5% ha sostenuto la riduzione da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale per l'acquisizione della cittadinanza italiana, mentre il 34,5% ha votato per mantenere l'attuale normativa.
Analisi dell'affluenza e implicazioni politiche
L'affluenza complessiva del 30,6% ha evidenziato un disinteresse significativo da parte dell'elettorato, con punte di partecipazione in alcune regioni come la Toscana, dove si è registrato il 29,99%, e la più bassa in Trentino-Alto Adige. Questo risultato ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano. Il governo di Giorgia Meloni ha accolto l'esito come una conferma della propria linea politica, mentre le forze di centrosinistra hanno subito una sconfitta significativa, evidenziando difficoltà nel mobilitare l'elettorato su temi chiave come il lavoro e la cittadinanza.
Nonostante il risultato favorevole ai "Sì", l'impossibilità di raggiungere il quorum ha reso nullo l'esito della consultazione. Questo evento solleva interrogativi sulla partecipazione civica e sull'efficacia degli strumenti di democrazia diretta in un contesto politico sempre più polarizzato. Il dibattito sulle riforme del lavoro e della cittadinanza rimane aperto, ma senza il mandato popolare espresso attraverso il referendum.
In conclusione, il referendum abrogativo del 2025 si inserisce in un quadro di crescente disaffezione verso la politica e le istituzioni, con la partecipazione al voto che continua a calare, mettendo in discussione la rappresentatività e l'efficacia degli strumenti democratici tradizionali.