Un possibile attacco terroristico sarebbe stato sventato in extremis durante la tradizionale processione della Macchina di Santa Rosa, il monumento religioso che ogni 3 settembre viene sollevato dai facchini e trasportato per le vie della città. Due uomini di origine turca sono stati arrestati dalla Digos a poche ore dal corteo, trovati in possesso di armi da guerra. L’evento, che si svolge solitamente al buio, si è tenuto in parte con luci accese—una rottura della tradizione, ma resa necessaria dalle dinamiche dell’emergenza.
Il ritrovamento dell’arsenale e i sospetti
I due sospettati, fermati in un B&B nel centro storico, erano armati con un mitra, pistole, caricatori, munizioni e, secondo alcune fonti, componenti potenzialmente riconducibili a ordigni esplosivi. L’obiettivo potrebbe essere stata la folla o la stessa torre portata in processione.
Allarme sicurezza e misure straordinarie
Sul percorso della processione sono stati dispiegati reparti speciali, tra cui i Nocs, unità cinofile antisabotaggio, cecchini e operatori in borghese. Per vigilare sulla sicurezza, parte del tragitto è stata illuminata, in deroga al rituale tradizionale, per garantire maggiore visibilità in caso di emergenza. L'iniziativa ha scatenato reazioni contrastanti tra i cittadini: da un lato, sconcerto per la violazione simbolica della tradizione; dall'altro, comprensione per la necessità di tutela.
Coinvolgimento politico e contesto criminale
Tra i presenti alla processione anche personalità politiche: il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Cultura Alessandro Giuli e altri esponenti istituzionali, poi allontanati per ragioni di sicurezza. Le indagini ipotizzano legami dei due arrestati con la criminalità organizzata turca, in particolare con il boss Baris Boyun; uno dei tre membri della presunta cellula sarebbe riuscito a fuggire.